landai

 

 

 

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landai

 

 

 

                                                                                                                           franchini - nudo

 

 

 

I landai nascono come forma di comunicazione segreta, sussurrata.

Lamento antico e popolare delle donne per trasmettere il dolore per angherie e soprusi sofferti.

Con una  struttura poetica semplice, di distico di 13 e 19 sillabe (anche non rigidamente).

Landai trasformatisi, poi, in strumento di denuncia – potente, immediato, comprensibile – delle violenze e delle oppressioni perpetrate nei confronti di minoranze e di deboli, di dimenticati.

Ma, i landai riscattano gli abbandoni a volte levandosi come canto di gioia, di esaltazione di affetti e di emozioni umanissime.
 

 

 

landai - sino al 2020

 

 

 

La tua voce è più forte della mia

anche se bisbigli sull’orlo roseo della vicinanza.

 

 

 

Attraverso abissi e ripidi sentieri

e so che la oscurità è piena di lusinghe, di menzogne.

 

 

 

La vita è piena di motivazioni. Poi

qualcosa si siede dentro te e illividisce i contorni.

 

 

 

Tengo la mia stella più alta tra le dita.

Voialtri, il mio destino tra i piedi. Massima vergogna!

 

 

 

Vestire di veli colorati un campo

dove la lama di effimere stupidità sgozza speranze.

 

 

 

Abbracciati. Intorno un lago dorato.

Un tepore amniotico. Allora, ti ho lasciato andare.

 

 

 

Mi state spogliando di tutto, lentamente.

Ma siete voi nudi di onore al mio cospetto. Miserevolmente.

 

 

 

Una ballerina sul palmo della mano.

Un breve passo e la scatola racchiude la solitudine.

 

 

 

Un sentimento di odio. Una intenzione di condanna.

Ecologia di un mondo sotterraneo compiaciuto di sé.

 

 

 

È quando la storia abbassa la guardia

che alle donne alzano le gonne. Sentinelle, all’erta!

 

 

 

Se questa è una preghiera sto pregando,

ma penso sia una menzogna e sto aspettando.

 

 

 

Un fardello. Mestruo che scorre ogni giorno. Al freddo.

Di una lama o al bruciante fuoco di un paradiso promesso.

 

 

 

Altra verità asservita, ripiegata.

Si inginocchia, tra finzioni e funzioni. Si rendono grazie.

 

 

 

Si leva il rantolo di donne e bambine

violate e mutilate di guerra. Il prezzo del liberatore.

 

 

 

Percuote furioso le acque con il bastone

l’uomo che non vuole vedere vette né infiniti riflessi.

 

 

 

Lui, una iena. La mano come artiglio.

Lei, immota. È una sfinge che avanza. Donna immortale.

 

 

E va bene . Parta le mappe, i chiodi e la corda.

Fammi sentire che sei il mio complice. Sempre.

 

 

 

Ghermite da incubi e speranze le ciglia silenti.

All’alba rimane un’altra innocenza che sutura i sogni.

 

 

 

Circondata da un fiume di abbandoni.

Ai miei persecutori offrirò fiori di oleandro.

 

 

 

Ci accompagna un esercito di angeli

che sorreggono le nuvole come corona di spade.

 

 

 

Davanti ai potenti è un dovere urlare

in nome, dei diseredati, degli oppressi, delle vittime.

 

 

 

Se ti invitano a cogliere un fiore per l’innocenza

chiedi se adorna un bouquet di sposa o una corona.

 

 

 

Non vi seguo nel vostro inferno.

Ma, compiango i vostri cupi dolori.

 

 

 

Il potere si esprime con crudeltà. A volte, con carità.

Ho deciso di pregare, devota, per i miei nemici.

 

 

 

Nella curva del futuro un punto di vista attende.

Un battito di ciglia. Per annullarti. O ritrovarti.

 

 

 

Siamo foglie sbriciolate che calpestate.

Da quando vi siete sciolti da ogni giuramento di uomini.

 

 

 

Avanza e lo guardiamo distanti.

Quanta solitudine in un funerale senza nome!

 

 

 

Se l’amore è una febbre incontenibile

la vita in comune ne è una lunga convalescenza.

 

 

 

Un tenue chiarore al confine del futuro. È l’alba.

Ombre di noi si ritrovano in un angolo buio.

 

 

 

Ora ti voglio vestire di sogni.

Diserta dal tuo esercito. Fidati del candore di un dubbio.

 

 

 

Oggi “mi si ci” increspa il dis-senso.

Mentre ondeggia furioso il confine che diventa abisso.

 

 

 

Non sono orme di uomini. Ma, mani insanguinate.

Come potrete spegnere i roghi tossici che avete appiccato?

 

 

 

All’alba già operano gli spacciatori di odio.

I furbi guidano sempre un esercito di pregiudizi.

 

 

 

Le azioni sotto traccia scavano fosse.

Troppe le note di composizione del male.

 

 

 

Nell’aria impura ristagnano pensieri ostili.

Così, nei lampi narrativi si accendono monete false.

 

 

 

Ieri la poesia di primavera sposava un desiderio.

Ma, i versi si arricciavano nel velo di parole increspate.

 

 

 

Al pasto ci imboccheranno con briciole di realtà.

La verità è pietosa. La povertà, una trappola pastosa.

 

 

 

Nelle distese dell’insonnia ballano le lucciole. L’alba esita.

ll sole si nasconde indolente battendo altre piste.

 

 

 

Imbarazzati della mia nudità? Non siete forse voi re?

Io. Il dubbio inconfessabile del vostro futuro indecente.

 

 

 

Le azioni di un branco di servi corrompono i cuori.

La verità e la giustizia non trovano appigli. Il male dilaga.

 

 

 

Nel prisma di luci. Nelle parole che seducono.

Nei tuoi gesti da officiante. Ci metto aromi e dolcificanti .

 

 

 

Quando dormi diventi paesaggio senza cattedrali.

Attendo il tuo risveglio. E il tuo cuore libero e selvaggio.

 

 

 

Dalle parentesi della mente evadono pensieri.

I carcerieri non possono catturare i sogni.

 

 

 

Sulle orme dell’amore arriverà la scientifica.

Tu! Tu non ci sei mai stato.

 

 

 

Nell’aria stagnante sonagli di parole vibrano.

Cercano latte e miele. Mentre ti prendono le misure.

 

 

 

Tra le dita, un vento remoto

Libeccio di miele. Le tue parole doppiate.

 

 

 

 

Tu cammini su pavimenti di nuvole che devo lucidare.

Sempre. Ogni giorno, con manciate di stelle.

 

 

 

Troppi autunni e freddi sono passati. Sono una zingara.

Ormai. Ma, non raccolgo le tue monete tintinnanti.

 

 

 

Coraggio o pianto. Resistenza o rinuncia.

Verso le trame dei tiranni. L’indifferenza scava pozzi fatiscenti.

 

 

 

Un muggito si leva più alto.

In cosa trasformeranno il topo di fogna che è in loro? Metamorfosi.

 

 

 

Cacciata dalla favola annuso tra le righe il potere di Carabosse.

Mi consegneranno agli orchi. Nella prossima pagina.

 

 

 

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ultimo aggiornamento/pubblicazione  20 maggio 2020